Basilicatese, laureato a Napoli in utroque iure e in medicina, votato al mito di Sparta e della Roma repubblicana, fu versato nelle scienze, nel diritto e nelle culture classiche. Ebbe a modelli Livio e Tacito, Gravina e Filangieri, Pagano e Vincenzo Russo, Mably, Rousseau e gli illuministi inglesi. Mitografo e ideatore di mitologemi, repubblicano e sensista, critico acerrimo della lingua cruscante, esule e naufrago dopo la “catastrofe” della rivoluzione di Napoli, fu traduttore e reporter, biografo e saggista, alieno dal mecenatismo e orgoglioso dell’indipendenza del letterato. Insegnò storia e geografia nella scuola militare di Pavia. Scettico ed eclettico, con lo sguardo verso l’Europa, non superò mai nella scrittura e nelle forme del pensiero i residui del mondo arcaico e folclorico. Antimoderno e anticapitalista romantico, ma non espressione dell’universo bonapartista e della tradizione culturale moderata dominante in Italia, fu suicida il 1° settembre 1810.