Il fuoco e la metamorfosi. Saggi su Mario Luzi
€30,00
Giancarlo Quiriconi è stato un appassionato lettore e interprete di tanta poesia del nostro Novecento. Nei suoi lavori (tra prima e quinta generazione, su Ungaretti, Campana, il Surrealismo, Betocchi, Sereni, Piccolo, Bigongiari, Zanzotto, Ramat, Mussapi, De Angelis…), ha unito istanze storico-critiche con un forte interesse per le strutture antropologiche dell’immaginario. La sua attenzione alla comparatistica, nel rapporto soprattutto tra la letteratura italiana e francese, lo ha reso naturaliter sensibile al momento di maggiore elaborazione teorica e poetica del secondo quarto del secolo scorso, quando alla chiusura politica del fascismo un gruppo di giovani appassionati di cultura europea rispose puntando tutto sulla ricerca etica dell’arte e sul valore della letteratura come vita. All’ermetismo e ai suoi sviluppi, specialmente all’opera di Mario Luzi, Quiriconi ha dedicato molta parte delle sue ricerche. Continua a essere un punto di riferimento il suo libro giovanile sul poeta e la vita intellettuale dell’Italia di quegli anni: un libro ormai introvabile che era apparso dal bolognese Cappelli nel 1980 accompagnato da una prefazione di Carlo Bo che lo qualificava come il “più ricco” dedicato all’autore. È grande
merito di questa edizione il riproporlo, completato nelle note, con l’aggiunta di testimonianze, di una bibliografia… Non basta; a quel percorso che tra fuoco e metamorfosi seguiva lo svolgersi di una poesia portatrice anche di filosofia, di racconto, si aggiungono ora i successivi interventi sul teatro (Quiriconi ne aveva curato l’edizione completa per Garzanti nel ’93), sulla saggistica (a prova della stima e amicizia che Luzi aveva per lui ne aveva assemblato raccolte nell’89 e nel ’95), sulle traduzioni, sui rapporti con il Simbolismo, e affondi sulla nozione del tragico e sul segno lasciato nello scriba dai problemi e dalle inquietudini del nostro tempo. Le letture che negli anni Quiriconi ha fatto delle esperienze poetiche novecentesche intridono il suo dialogo critico con quella che ancora può definirsi (come l’aveva chiamata con precoce lungimiranza) “la scommessa totale di Mario Luzi”. Una scommessa che transita dall’inferno al limbo per avanzare, tramite una lenta, sicura dizione, verso la speranza. Oltre l’assenza, insomma, Quiriconi sottolinea l’importanza dell’invocazione, oltre l’attesa e il giardino di Armida il graduale ascendere nei gradi della ‘febbre eterna’. Un modo che lo scrittore aveva per “consumare” (uso parole sue), tramite un “accento di necessità inderogabile” la “vicenda umana” passando da una raccolta all’altra verso iterazioni d’infinito, in una “perdita
dell’esistenza” che – viene fatto di pensare adesso davanti a questo libro – regala al poeta e al suo critico una prolungata “dimensione vitale”, una rinnovata, preziosa durata.
[Anna Dolfi]