Mi chiamo Saverio Sala
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Questa autobiografia di Saverio Sala è il racconto di una vita che attraversa l’ascesa del fascismo, la guerra, la Resistenza, la ricostruzione, il boom e le sue contraddizioni, la contestazione operaia e giovanile, la crisi economica, l’avvento della tv, l’ascesa della democrazia e la sua crisi: insomma tutti i nodi del “secolo breve”.
Attraversa, infatti, quasi l’intera storia del Novecento con le sue catastrofi e le sue grandi speranze, ma inquadrandola dal basso di una cittadina di provincia – anche se ciò non vuol dire che la racconta da una prospettiva minore, ma solo più ristretta, facendola, così, più intellegibile e rappresentativa.
Una prima conseguenza è che, per tale strada, da queste pagine balza vivido anche il ritratto di una intera città – Lanciano – nel percorso della sua faticosa crescita tra due diversi dopoguerra.
Ma, più di ogni altra cosa, questo non smette mai di essere un libro di memorie individuali, e in ciò si configura come il romanzo di un uomo pacato, del suo viaggio nel mistero del vivere, che emerge di sbieco da queste pagine, si direbbe quasi a dispetto delle intenzioni esplicite del suo autore.