Servizio di guardia – Polemiche letterarie
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Per molti anni la sorte ha voluto che io stessi, con altri compagni, a montar la guardia a uno dei più gelosi palazzi della Repubblica letteraria; e ho fatto del mio meglio, credo, per impedire l’entrata agli intrusi e agli sfaccendati. Dunque, la critica, nelle intenzioni e nella pratica di Angioletti, viene immediatamente stimata come “servizio” nella dimora della letteratura adempiendo compiutamente la sua condizione vicaria, rendendo il suo servizio a favore di chi si disporrà a entrare nel perimetro protetto e in certo qual modo di difficile accesso ai non addetti ai lavori. E “guardia”, tutela, difesa dalle eventuali aggressioni o calate dei barbari, di coloro, cioè, che non hanno i requisiti necessari di appartenenza al “geloso palazzo” della letteratura. Quindi difesa da qualcuno che vuole mettere la letteratura a soqquadro e che perciò bisogna consigliare e tenere a bada. Tolto dal gergo militare, qui da intendersi “guardia” prestata a proteggere il luogo, riservato agli abitanti in un certo senso speciali, o comunque particolari, dalle eventuali pretese d’ingresso di chi non è provvisto delle garanzie richieste. Angioletti, sentendo minacciato l’edificio della cultura in cui era stato educato, si carica della responsabilità di difenderlo, poichè la tradizione culturale può essere trasformata e arricchita, ma mai impunemente disattesa o, peggio, gettata via. Quella dell’Angioletti è una lezione più che attuale, un ammonimento a non fare concessioni alla faciloneria che minaccia più apertamente e pericolosamente la cultura italiana di oggi.