Vite vissute di Gabriele D’Annunzio
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A più di settant’anni dalla morte le vicende umane di Gabriele D’Annunzio continuano a destare viva attenzione. Il suo vivere inimitabile ha bisogno di approfondimenti ed esplicazioni; la discussione sulle fasi e le modalità legate alla presunta operazione autopubblicitaria che il Vate ordì con una sapiente strategia di marketing si agita ancora. Come si diventa un Divo? Quali sono gli elementi e le fasi che concorrono, sulla base di determinati presupposti ‘scientifici’, a determinare la fenomenologia del divismo dannunziano? Come si passa alla consacrazione in Mito? Gli strumenti forniti dalla sociologia della letteratura aiutano ad indagare tali aspetti, sollevando problematiche complesse in cui va – a tutt’oggi – ancora ridefinito in maniera più specifica il ruolo che Gabriele D’Annunzio ebbe nella vicenda. Straordinario pubblicitario, innovatore della comunicazione di massa, ma anche ‘vittima sacrificale’ dell’infernale macchina dell’informazione. Le sue molteplici vite finiscono per essere vissute anche da quel contesto mitizzante popolato da scrittori, critici, giornalisti e burocratici della letteratura (come li chiamava Croce). Attraverso il colorato campionario di aneddoti di vita dannunziana – seguendo questa prospettiva – si scopre quanto sia stato determinante nella formazione e nascita del Mito la voce dei corridoi di una redazione, il pettegolezzo da salotto, lo scoop sensazionalistico, la notizia divulgata sui giornali dell’epoca, ripresa da più testate, smentita dall’autore e per questo ancora viva da passare di bocca in bocca. L’infinito puzzle di memorie e ricordi dannunziani costituisce, dunque, un genere sui generis, un mondo parallelo fatto di vite parallele in cui il D’Annunzio dalle infinite sembianze (myriomorphos, così si firmava) rivive anche solo attraverso l’impressione di un ricordo, trovando il suo spazio vitale in un diverso ‘punto vista’, fuori da ogni principio di obiettività storica e in nome del più puro soggettivismo. Immagine (di sè), immaginazione (della sua opera) ed immaginario (pubblico collettivo) rappresentano il perimetro della sua esistenza e da qui muove alla sfida del tempo il Mito Gabriele D’Annunzio.