
La censura occulta e palese nei confronti di D’Annunzio
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Dall’avvento del fascismo sino al 1938 Gabriele d’Annunzio fu il personaggio più sottoposto a controllo: il compito fu affidato a Giovanni Rizzo, un funzionario del Ministero dell’Interno in missione permanente a Gardone, “longa manus di Mussolini” presso il poeta. La censura era ferrea: corrispondenza, conversazioni telefoniche, arrivi al Vittoriale, tutto era registrato e di tutto si prendeva nota. La consegna di Mussolini al Rizzo era stata lapidaria: “Notizie sullo stato d’animo del poeta da comunicare immediatamente. Fare capo a me per tutto quanto riguarda il Vittoriale. Telegrafatemi in cifra, scrivetemi; occorrendo, venite a Roma”. Quello che rimane dei rapporti del Commissario Rizzo, che concluse la carriera come prefetto, è custodito nel Carteggio riservato 1925-1939, Segreteria particolare del Duce, all’Archivio Centrale dello Stato a Roma. Questo fondo assieme ad altri fondi pubblici e privati, al carteggio D’Annunzio-Mussolini e alla bibliografia specifica è la base di un “viaggio” tra grandezze e miserie quotidiane. Vito Salierno si interessa al personaggio Gabriele D’Annunzio e al suo tempo sin dagli anni Settanta. Dal 1984 collabora alla “Rassegna Dannunziana”; ha partecipato a vari convegni del Centro Nazionale di Studi Dannunziani di Pescara. Ha insegnato lingua e letteratura italiana all’università di Karachi e ha diretto il Centro italiano di Cultura in Pakistan. Ha pubblicato: D’Annunzio e i suoi editori (Milano, Mursia, 1987), D’Annunzio e Mussolini. Storia di una cordiale inimicizia (Milano, Mursia, 1988), Gabriele d’Annunzio, Lettere a Fiammadoro (Roma, Salerno editrice, 2001), Gabriele d’Annunzio, D’Annunzio e i Savoia (Roma, Salerno Editrice, 2006), Lettere a Barbara Leoni (1887-1892) (Editrice Carabba, 2008).