
Modelli e forme della narrazione
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Gli studi raccolti in questo volume non ambiscono a comporre il quadro organico dell’evoluzione della narrativa italiana tra Otto e Novecento; tuttavia, essi sono strettamente convergenti sia per le prospettive storico-critiche che sottendono sia per il riferimento a specifici metodi d’analisi. I termini “modelli” e “forme” che compaiono nel titolo alludono proprio all’obiettivo di incrociare i tratti salienti di un discorso orientato sulla dimensione storica della narrativa con quelli di una disamina tecnica di alcuni elementi strutturali che ne connotano la sostanza letteraria. Ciò nella convinzione che la critica non possa costituirsi come mero meta-discorso indifferente alle variabili culturali del tempo e delle forme che organizzano i significati, ma debba tener fede in primo luogo alla realtà dell’oggetto di cui si occupa, ovvero i testi e la loro natura di strumenti polisemici nell’ambito della comunicazione. Del resto, le parole rinviano a due categorie ermeneutiche chesi implicano a vicenda: i modelli altro non sono che forme tendenti nel tempo a divenire standard, a costituirsi come entità più o meno definite dalla tradizione, e le forme, a loro volta, non di rado esercitano un’azione modellizzante nella catena della memoria letteraria. Sulla base di tali assi di riferimento, il libro indaga la ricezione e il riuso del modello narrativo manzoniano, scende nei dettagli tecnici ed ideologici della novellistica verghiana, discute motivi e modi della reazione antinaturalista dell’ultimo Ottocento da parte di due scrittori elettivamente spiritualisti (come Fogazzaro e la Serao), si sofferma sulla libera e “sperimentale” reinterpretazione del modello autobiografico tradizionale nel Libro segreto di D’Annunzio, nonché sui meccanismi affabulatori nel Silone romanziere. Il saggio in appendice, infine, propone una riflessione su uno dei modelli di minor impatto nella nostra tradizione narrativa, quello del Bildungsroman.