Versi (1905)
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A cura di Gianni Oliva.
Il recupero della poesia di Lalla Vicoli Nada (1883-1978) attraverso il volume Versi (1905), una vera rarità bibliografica con lettera-prefazione di Gabriele d’Annunzio, ci riporta al clima del primo Novecento, a quella dimensione crepuscolare molto più diffusa di quanto si creda avendo in mente i centri canonici di quel movimento, dalla Roma di Corazzini alla Torino di Gozzano. In tutta Italia, invece, specialmente in provincia, era in atto un po’ ovunque l’assordante rivoluzione silenziosa di una poesia con i suoi collegamenti simbolisti e le aperture europee, mentre la parola poetica si trasformava in uno strumento per cantare il disagio dell’uomo contemporaneo. Lalla Nada, che viveva a Morrovalle nelle Marche, a pochi chilometri da Recanati, scrive versi i cui temi non si distaccano da quelli comuni ai poeti di quella condizione: ricamatrici solitarie dietro i vetri, giornate piovose e malinconiche, suoni lontani di campane, chiesette silenziose e oziosi pomeriggi domenicali, figure di suore e altre immagini di un malessere diffuso, riconducibili al pensiero del transeunte, alle perdute cose accompagnate da tristi accordi di pianoforte.